SETTEMBRE E L’AUTUNNO: TUTTI I COLORI DEI COLLI BERICI PASSEGGIANDO TRA GLI ULIVI

L’autunno sui Colli Berici è la stagione perfetta in cui fare una passeggiata rilassante nei boschi in mezzo alla natura, che cambia i propri colori indossando abiti ricchi di sfumature di colore. Su questi colli celebri per la lunga tradizione enologica che li accompagna è già cominciata la vendemmia e si avvicina il momento della raccolta delle olive per produrre l’olio D.O.P. tipico della zona di Vicenza. Le olive coltivate sono di tre diverse qualità, Pertegaro, Coratina e Rasara e sono caratterizzate da una magnifica colorazione verde oro. L’olio dei Colli Berici viene estratto a freddo e si distingue per le note spiccate di oliva matura, mandorla, cardo ed erbe di prato, perfetto in connubio con piatti della cucina tradizionale come il Bacalà alla Vicentina o sul risotto con il tartufo nero estivo dei Berici, lo Scorzone, tipico della zona. Se desiderate assaggiare uno di questi piatti tradizionali vi consigliamo la Trattoria al Pergolino, che si trova in località Secula, a pochi chilometri dalla nostra struttura, dove potrete gustare tante specialità tipiche venete in un ambiente accogliente e informale. Nella vicina località di Nanto potrete addirittura passeggiare sul percorso denominato Sentiero degli Ulivi: una breve camminata rilassante di un paio d’ore per poter godere appieno del paesaggio in mezzo a queste magnifiche piante e visitare l’Oliveto Sperimentale dove potrete assistere a raccolta o potatura, a seconda della stagione. Dopo un breve tratto pianeggiante lungo via Ca’Bassa che permette di osservare due vecchi lavatoi in pietra, la Fontana dei Sòto e il Lavatoio delle Priare, si snoda lungo le colline attraversando prima il sottobosco umido, poi suggestivi terrazzamenti coltivati a vigneti e soprattutto a uliveti, con una bellissima vista verso la pianura e i Colli Euganei. Lo staff del nostro B&B sarà comunque a vostra disposizione a consigliarvi sul miglior itinerario da poter seguire a seconda delle vostre esigenze, intanto se volete saperne qualcosa di più potete dare un’occhiata qui https://www.magicoveneto.it/Berici/trek.htm per una mappa dettagliata. Per chi desidera immergersi completamente nella natura alla scoperta di itinerari meno conosciuti, abbiamo stretto un rapporto di collaborazione con una guida naturalistica abilitata che sarà a vostra disposizione per accompagnarvi alla scoperta dei luoghi più belli dei Colli Berici facendovi conoscere la flora e la fauna del nostro territorio.

A PASSEGGIO SUI COLLI ALLA SCOPERTA DELLE GIUGGIOLE, FRUTTO ANTICO DAI MILLE UTILIZZI

Se amate le passeggiate in mezzo alla natura alla scoperta di piante autoctone, qui sui Colli Berici questo è anche il momento della maturazione delle giuggiole, un piccolo frutto ovoidale bruno dalla storia antica con una polpa compatta e farinosa e dal sapore dolce leggermente acidulo, che può ricordare quello della mela.

Originario dell’Africa Settentrionale e anticamente importato qui dall’Asia, il giuggiolo si è diffuso sui Colli Berici e sui vicini Colli Euganei trovando qui il suo habitat ideale. Per via delle sue fitte spine il giuggiolo era usato in passato in alcune zone, per creare siepi difensive nei confini degli appezzamenti. In campagna era considerato anche un albero portafortuna, e in molte case rurali spesso veniva piantato vicino al lato esposto a sud.

Le giuggiole possono essere consumate sia fresche appena raccolte dalla pianta, stando ben attenti alle spine, oppure si possono conservare essiccandole o mettendole sotto spirito per preparare confetture e sciroppi, o come ingrediente per farcire dolci secchi e biscotti. Qui trovate una ricetta per fare divertirvi a fare i biscotti alle giuggiole https://blog.giallozafferano.it/timoelenticchie/biscotti-gialli-alle-giuggiole/.

Erodoto ne parlava già nelle sue Storie, raccontando che dalle giuggiole si poteva ottenere una bevanda inebriante utilizzandone la polpa fermentata. Dalla macerazione delle giuggiole si ottiene infatti anche un liquore tipico, il famoso Brodo di Giuggiole, la cui antica ricetta, pare, sia nata alla corte dei Gonzaga durante il Rinascimento. Nella loro residenza estiva sul lago di Garda veniva infatti prodotto e offerto agli ospiti illustri un liquore a base di giuggiole, chiamato appunto “brodo di giuggiole”, perfetto per essere accompagnato a torte e biscotti secchi, che potevano esservi inzuppati, oppure utilizzato come digestivo a fine pasto. 

Alcuni storici ipotizzano addirittura che nell’Odissea il frutto del loto citato da Omero che portò alla perdita di memoria degli uomini di Ulisse sbarcati dopo una tempesta sull’isola dei Lotofagi, l’attuale Djerba, possa in realtà essere stata una particolare qualità di giuggiolo selvatico, lo ziziphus lotus, e che l’incantesimo narrato sarebbe stato, dunque, provocato dalla bevanda preparata con i frutti delle giuggiole in macerazione alcolica e non da narcotici, facendo sprofondare in uno stato di oblio temporaneo gli uomini dell’equipaggio.

Ora non vi resta che assaggiarle, visto che l’espressione andare in brodo di giuggiole è arrivata fino ai giorni nostri per definire, secondo la Treccani, “andare in solluchero, uscire quasi di sé dalla contentezza”!

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